30 settembre 2011

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Mi sono chiesta più volte, in questi mesi, se tenere o cancellare il blog. Il concetto stesso di "blog" comincia a urtarmi, in un mondo in cui tutti si improvvisano raffinati conoscitori di politica, società, cultura e chi più ne ha più ne metta. L'insieme di queste pagine, poi, è piuttosto disorganico, ci sono link a miei racconti su altri siti, pseudo-memorie, mini narrazioni, il tutto senza un filo conduttore vero e proprio. Alla fine, ieri sera, ho riletto ogni pagina: ad alcuni post sono decisamente affezionata (alla storiella di Sartre e Simone De Beauvoir, per esempio), in altri invece, sebbene siano vecchi solo di un paio d'anni, mi riconosco con difficoltà. Insomma, ero sul punto di decidermi a cancellare il tutto quando sono incappata in una cosa scritta nell'ottobre 2009, nulla di speciale se non per il fatto che fra le righe ho trovato questa frase "[..] e le uniche due torri di Milano, una a destra e una a sinistra". Stavo descrivendo la visuale dal Duomo, quindi immagino mi riferissi alla Torre Velasca e al Pirellone. In un altro post, pubblicato per caso esattamente un anno dopo, nell'ottobre 2010, parlavo invece della foresta di grattacieli che assale l'Isola. Adesso, alla vigilia dell'ottobre 2011, guardando Milano dal tetto del Duomo non vedrei più due torri, una a destra e una a sinistra, ma una marea di grattacieli e gru. Allora ho pensato che forse vale la pena tenerlo, questo spazio disordinato che ho aggiornato in modo palesemente discontinuo negli ultimi tre anni. E forse vale anche la pena continuare a scriverci di tanto in tanto. Cambia la città, cambiamo noi, ma in questo momento sento la necessità, totalmente autoreferenziale -per carità-, di non lasciar scappare i ricordi.