30 marzo 2010

D'amore, dialettica e altre sciocchezze

"Jean-Paul", disse Simone De Beauvoir a Sartre, in una serata che ci piace pensare particolarmente tempestosa.
"Jean-Paul", disse Simone De Beauvoir a Sartre, vedendolo arrivare in ritardo, con quei pochi capelli tutti scarmigliati e l'occhio destro che colpevole distoglieva lo sguardo da lei ancora più del solito, "dove sei stato?".
Lo disse fingendo indifferenza, sfogliando distrattamente le pagine di un librone, perchè non voleva, Simone, che lui la immaginasse come una donnetta fragile e non come la più grande intellettuale di Francia, o quantomeno del loro quartiere.
"Simone", disse Sartre, distogliendo lo sguardo da lei con quello che ci piace pensare fosse un atto di colpevolezza, ma in realtà era solo strabismo.
"Simone", disse Sarte, "lo sai che questo mio problema oculistico fa sì che mentre ti guardo, con tanto amore e dedizione, io non possa fare a meno di guardare anche un'ampia porzione di spazio alla tua sinistra. Per questo motivo ieri, mentre facevamo la spesa, sono stato costretto dalle mie disposizioni fisiche a notare una biondina che comprava del brodo vegetale".
Sartre si interruppe un attimo per valutare la reazione di Simone De Beauvoir, la quale aveva chiuso con uno scatto secco la storia romanzata della coscienza, che pretendeva di far finta di leggere mentre lui le parlava. Jean-Paul Sartre si rese conto che non bastava la sua menomazione fisica ad impietosire la più grande intellettuale di Francia, o quantomeno del loro quartiere.
"Simone", disse Sartre allora, con una notevole faccia da schiaffi.
"Simone", disse Sartre "l'ho fatto solo per le mie ricerche filosofiche. Tu sei l'amore assoluto, ma per avere conoscenza di questo mondo io devo anche sperimentare gli amori contingenti. Quella biondina che comprava brodo vegetale è stata un piacere contingente a scopo prettamente accademico, ma poi sono tornato qui da te, mio assoluto amore".
"Merda", pensò Simone De Beauvoir, che era ferratissima in fatto di sistemi filosofici, ma poco scaltra nella quotidianità.
"Merda", pensò Simone De Beauvoir, "concettualmente non fa una piega".
E, incerta sulla risposta, andò a prepargli la cena.

14 marzo 2010

Amici felici

Il mio amico Giorgio ha disegnato una vignetta. Tempo fa. Questa vignetta vede ritratti un cane e un quotidiano. Più precisamente un quotidiano con una lunga lingua sbavante che porta sulle spalle un cane che ha degli occhi (anzi un occhio solo) proprio grossi e stupiti. La vignetta, sempre la stessa, si intitola "Stampa asservita" e recita "Ora è il giornale che ti porta il cane a casa".
"Ecco a cosa serviva!", ho pensato io. Nessuno, infatti, si è mai preso la briga di comprarmi un cane.
E da allora ci spero sempre, che magari il notiziario della mattina mi faccia il caffè.

7 marzo 2010

A sua immagine e somiglianza

"Gesù ha fatto un volo di due metri prima di grattugiarsi la faccia sull'asfalto. Le braccia allargate come in preghiera non gli hanno impedito di spaccarsi la testa, che pure non sanguina, a testimonianza di un inutile, solitario miracolo. La gente del quartiere si sporge dai balconi, dai bassi, fa capolino dalle tende scostate, si fa un'idea della situazione: la vespa rovesciata su un fianco, Gesù a terra, e il presunto guidatore, un ragazzino in lacrime, seduto sul marciapiede. Cerca di capire se deve interessarsene oppure no e decide che sì, ci si potrebbe interessare, anche se in questo caso si tratta di affare da poco: a terra c'è un solo ferito, per di più abituato al martirio".

(G. Marchetta - Napoli ore 11)

E' uscito un libro. Un libro che è composto da cinque racconti, tutti ambientati a Napoli, tutti alle 11 di mattina. Secondo me dovreste proprio comprarlo. E poi leggerlo, dopo averlo comprato. Si intitola "Napoli ore 11" e l'autrice è Giusi Marchetta.